Paulo Ferrari Va A Ser Papa
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In quegli anni, fu spesso ospite a Mondolfo dalla sorella, andata in sposa a un rampollo della nobile famiglia Giraldi della Rovere, dilettandosi con buoni risultati nel gioco del pallone col bracciale assieme ad altri ragazzi del luogo. Nel 1812, la malattia gli fece ottenere l'esonero dalla chiamata di leva nelle Guardie d'onore del Regno d'Italia. Dal 1814 fu ospite a Roma dello zio Paolino Mastai Ferretti, canonico di San Pietro, e qui proseguì gli studi di filosofia e di teologia nel Collegio Romano. Nel 1815 entrò a far parte della Guardia Nobile Pontificia ma, a causa del suo male, ne fu presto dimesso. Profondamente amareggiato, in quell'occasione conobbe un giovane Vincenzo Pallotti che lo consolò e gli vaticinò il pontificato[3]. Lo stesso anno si recò in pellegrinaggio a Loreto dove incontrò papa Pio VII il quale voleva ringraziare la Madonna per la propria liberazione da Napoleone. Quando il giovane Mastai Ferretti gli confidò la malattia che da anni lo assediava, il pontefice gli disse: \"Crediamo che questo crudele male non vi tormenterà mai più\"; in effetti, dopo tale visita col Papa, non ebbe più attacchi epilettici e attribuì la guarigione alla grazia ricevuta dalla Vergine di Loreto[4].
Dal luglio 1823 al giugno 1825, fece parte, per volere di papa Pio VII, di una missione diplomatica in Cile, guidata dal delegato apostolico Giovanni Muzi. Si può dire quindi che il futuro Pio IX fu il primo papa ad aver messo piede nelle Americhe[5]. La missione giunse a Santiago del Cile il 5 marzo 1824. Qui però la delegazione si trovò di fronte a un duro governo anticlericale che la osteggiò con ogni mezzo. Durante il soggiorno in Cile Mastai Ferretti si prodigò per gli ammalati e per amministrare i sacramenti. Diede conforto e aiuto a un ufficiale inglese protestante, gravemente malato. Il 19 ottobre la missione lasciò il Cile. Il mese successivo giunse a Montevideo, capitale dell'Uruguay. Qui rimase per due mesi e mezzo. Successivamente partì per l'Italia, dove giunse nel giugno 1825[5].Mastai Ferretti si fermò per alcuni mesi nella nativa Senigallia. Poi papa Leone XII gli conferì l'incarico di dirigere l'ospizio di San Michele a Ripa, dove si accudivano anziani, ex-meretrici e giovani abbandonati.
Nonostante il suo proposito di non volere cariche, fu comunque nominato dal papa nel 1827, a soli 35 anni di età, arcivescovo di Spoleto. Fu consacrato il 3 giugno dal cardinale Castiglioni, futuro papa Pio VIII, nella chiesa romana di San Pietro in Vincoli. A Spoleto applicò l'esperienza del \"Tata Giovanni\" fondando anche in questa città un istituto analogo. Mostrò rigore per la disciplina religiosa e molta carità per i poveri, arrivando a impegnare i propri mobili per aiutare i più bisognosi.Durante l'insurrezione del 1831 fu nominato delegato straordinario di Spoleto e Rieti e con un'abile mediazione salvò la città da un inutile spargimento di sangue. Convinse i generali pontifici a non aprire il fuoco e ai rivoltosi concesse, alla deposizione delle armi, soldi e passaporti. Tale atteggiamento di moderazione contribuì, al momento della sua elezione a papa, a far pensare ai patrioti italiani che fosse uomo di idee liberali e aperto alla causa nazionale.
In tale periodo salvò la vita al ventitreenne Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III, che stava per essere fatto prigioniero dagli austriaci proprio a Spoleto.Il 13 gennaio 1832 la città di Spoleto subì un grave terremoto. Essendo vescovo diresse subito gli aiuti, organizzando un piano specifico e andando di persona sui luoghi del disastro.Da allora si impegnò per la ricostruzione nel più breve tempo possibile, prima del sopraggiungere dell'inverno, ottenendo fondi da papa Gregorio XVI.
In considerazione dei successi in Umbria nel 1832, papa Gregorio XVI lo inviò nella sanguigna e rivoltosa Romagna, nominandolo vescovo di Imola. Il futuro pontefice si dedicò a questo nuovo magistero con particolare impegno, tanto che la sua opera fu premiata alcuni anni più tardi, quando all'età di soli quarantotto anni fu creato cardinale - sempre da Gregorio XVI - nel concistoro del 14 dicembre 1840.
Al primo scrutinio Lambruschini ottenne 15 voti e Mastai 13, al secondo questi ottenne 17 voti. Dopo neanche quarantotto ore dall'apertura del conclave, la sera del 16 giugno, al quarto scrutinio, Mastai Ferretti ricevette 36 voti ottenendo così la maggioranza necessaria per essere eletto papa.[9] Mastai, con la più assoluta calma[10], accettò l'elezione e, in onore del predecessore Pio VIII, prese il nome di Pio IX.[11]
L'elezione di Mastai fu una sorpresa sia per i cittadini romani sia per l'Europa intera. I cittadini esultavano perché ricordavano gli anni passati da Mastai in provincia e gli esponenti degli stati nazionali furono contenti poiché Mastai era considerato un moderato e non favoriva una particolare nazione.[11] Addirittura l'ambasciatore francese a Roma ebbe da esultare Il papa è fatto e liberale, [...]!,[12] mentre il cancelliere austriaco Klemens von Metternich affermò che la notizia dell'elezione di Mastai gli procurò una soddisfazione viva e legittima.[13]
Il 16 luglio 1846, Pio IX prese il suo primo provvedimento concedendo l'amnistia per i reati politici.[14] Era costume dell'epoca per il pontefice neoeletto concedere indulgenze per chi avesse commesso reati.[14] Tutti i cardinali tranne Luigi Lambruschini si dichiararono favorevoli al provvedimento, mentre il cancelliere Klemens von Metternich consigliò al pontefice di specificare bene alla popolazione la differenza che incorreva tra amnistia e perdono.[14] Gli amnistiati, da cui furono esclusi i dipendenti statali, gli ufficiali e gli ecclesiastici, furono in totale 894, di cui solo 564 firmarono la promessa di fedeltà.[15] Insieme all'amnistia furono concessi anche premi a quelle persone che si distinsero nella repressione dei moti di Rimini del 20 dicembre 1843 scatenati da liberali sammarinesi.[14][16] Questa azione di Pio IX gli conferì un'immediata popolarità. Dato anche il fatto che la popolazione riconosceva come liberali i prelati anche solo aperti .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}a certe tematiche[non chiaro], Pio IX ottenne la fama di papa liberale.[17]
Il 14 marzo 1848, a seguito dei moti rivoluzionari che avevano investito fin dall'inizio dell'anno tutta l'Europa[N 6], papa Pio IX concesse la costituzione (Statuto Fondamentale pel Governo Temporale degli Stati della Chiesa), seguendo l'esempio del sovrano delle Due Sicilie[N 7]. Lo Statuto istituiva due Camere legislative e apriva le istituzioni (sia legislative sia esecutive) ai laici[21].
L'8 ottobre 1849 il papa Pio IX e i regnanti Borbone[25] visitarono la città di Pagani, il papa celebrò la messa in quel giorno e donò un anello d'oro alla reliquia del Santo,[26] per tale occasione nella piazza della basilica di Sant'Alfonso Maria de Liguori venne fatta erigere una colonna commemorativa.
La Repubblica Romana, diretta dal triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini, pur nella sua breve vita riuscì a emanare una costituzione, che riservava comunque ampie garanzie al Pontefice. Pio IX si appellò alle potenze straniere affinché gli fosse restituito il potere temporale. Rispose la Francia repubblicana del Bonaparte: fu inviato un corpo di spedizione di 7.000 soldati al comando del generale Oudinot. Il 30 aprile 1849 i francesi furono sconfitti da Garibaldi nella battaglia di Porta Cavalleggeri; tuttavia i francesi, grazie a nuovi copiosi rinforzi, riuscirono a vincere la tenace resistenza romana e a far breccia nelle mura del Gianicolo, conquistando Roma il 30 giugno 1849 (in cui fecero ingresso il 3 luglio). Il papa programmò un lento rientro a Roma. Soggiornò a Portici dal 7 settembre fino al 4 aprile 1850. Poi si mise in viaggio, toccando varie località dello Stato per otto giorni. Fece il suo ingresso nell'Urbe il 12 aprile 1850. Acclamato dalla folla, si diresse in Vaticano, scelto come sua nuova residenza in luogo del Quirinale.
Quando Pio IX rientrò a Roma, nel 1850, la situazione dello Stato era peggiorata: il bilancio presentava un deficit di ben due milioni di scudi. Le finanze erano vicine al dissesto. L'amministrazione pontificia, ripreso il controllo dell'economia, cominciò un'opera di risanamento che portò in otto anni al pareggio di bilancio.[30] Il carico fiscale dei cittadini era molto al di sotto della media europea, il che si tradusse in un afflusso di residenti stranieri a Roma, molti dei quali non cattolici, che creò problemi in quanto il loro culto pubblico non era permesso. Il papato reagì con nuove tasse sui consumi per articoli di lusso e sulla birra, e un'esenzione dalle tasse immobiliari di case a basso costo per residenti a lungo termine. Un problema dopo il 1850 fu la moneta senza valore introdotta dal governo rivoluzionario repubblicano nel 1848 che fu accettata e scambiata a un valore inferiore dal tesoro papale.[31] Molte critiche alle politiche economiche di Pio IX includevano l'argomento secondo cui il Papa manteneva a Roma vaste aree per l'agricoltura e la silvicoltura a spese del potenziale sviluppo industriale.
Nel 1859, Pio IX ordinò la creazione di un codice penale unificato. Ordinò anche una riforma delle carceri papali e delle case penali. La polizia fu sottoposta al Segretario di Stato e ricevette più autorità e potere contribuendo a una significativa riduzione della criminalità ma anche ad accuse di parzialità.[31] L'istruzione non era obbligatoria nello Stato Pontificio e l'istruzione secondaria era in gran parte in mani private o nel controllo di istituti cattolici e ordini religiosi. Durante il suo pontificato, Pio IX intraprese sforzi innovativi creando nuove scuole per disabili e scuole serali per le persone per migliorare la loro istruzione dopo il lavoro. Vennero erette anche scuole per bambini attive tutto il giorno, garantendo così l'accudimento dei figli i